Nel caso di proscioglimento per infermità psichica, ovvero per intossicazione cronica da alcool o da sostanze stupefacenti, ovvero per sordomutismo, è sempre ordinato il ricovero dell'imputato in un manicomio giudiziario per un tempo non inferiore a due anni; salvo che si tratti di contravvenzioni o di delitti colposi o di altri delitti per i quali la legge stabilisce la pena pecuniaria o la reclusione per un tempo non superiore nel massimo a due anni, nei quali casi la sentenza di proscioglimento è comunicata all'Autorità di pubblica sicurezza.
La durata minima del ricovero nel manicomio giudiziario è di dieci anni, se per il fatto commesso la legge stabilisce la pena di morte o l'ergastolo, ovvero di cinque se per il fatto commesso la legge stabilisce la pena della reclusione per un tempo non inferiore nel minimo a dieci anni.
Nel caso in cui la persona ricoverata in un manicomio giudiziario debba scontare una pena restrittiva della libertà personale, l'esecuzione di questa è differita fino a che perduri il ricovero nel manicomio.
Le disposizioni di questo articolo si applicano anche ai minori degli anni quattordici o maggiori dei quattordici e minori dei diciotto, prosciolti per ragione di età, quando abbiano commesso un fatto preveduto dalla legge come reato, trovandosi in alcuna delle condizioni indicate nella prima parte dell'articolo stesso.
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Giurisprudenza sull'art. 222 c.p.
Cass., massima sentenza n. 979 del 14.12.1985
In caso di accertata non imputabilità per infermità psichica, ai fini dell'applicazione delle misure di sicurezza di cui all'art. 222 c.p. il fatto commesso deve essere esaminato nella sua materialità come rapportabile immediatamente e direttamente al comportamento del soggetto, senza che rispetto a questi possa essere espletato altro tipo d'indagine, come quella riferita alla rappresentazione della concreta violazione e alla sua attuazione. Non è pertanto prospettabile l'errore sul fatto costituente reato perché il giudizio sulla volontà, che si dovrebbe ritenere viziata dall'erronea rappresentazione della realtà, presupporrebbe quella capacità d'intendere e di volere, nella specie esclusa, mentre la falsa rappresentazione non sarebbe espressione di una errata valutazione, ma di uno stato delirante dovuto a malattia mentale.
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