In genere per presunzione deve intendersi la conseguenza che la legge (o un giudice) trae da un fatto noto per risalire ad un fatto ignoto (art. 2727 c.c.).
Si tratta dunque di uno schema di un ragionamento deduttivo che è alla base dell'indagine giudiziale in ordine alle presunzioni.
In particolare, le presunzioni semplici consitono nel fatto che il giudice, una volta acquisita la prova di un fatto secondario (non necessariamente tramite un mezzo di prova, ma anche a mezzo ad esempio un fatto notorio o una mancata contestazione di un fatto dedotto) tramite questo fatto secondario deduce l'esistenza di un fatto principale ignoto.
Il legislatore, però, con l'art. 2729 c.c. ovviamente limita questa capacità presuntiva giudiziale in quanto il fatto ignoto può essere desunto dal fatto secondario solo se la presunzione è grave, preciso e concordante.
Inoltre, le prensunzioni semplici non si possono ammettere laddove la legge esclude la prova per testimoni. Ciò significa che, comunque, il legislatore tende a limitare l'utilizzo dell'istituto di specie , facendo anche appello alla prudenza del giudice.
Le presunzioni semplici sono utilizzate perlopiù nel processo tributario o tramite i c.d. studi di settore. Un esempio, molto semplicistico, di presunzione semplice potrebbe essere: "Se hai speso Euro 5.000 durante un anno, vuol dire che hai guadagnato almeno Euro 5.000 quell'anno o l'anno precedente".
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